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Manifattura Chini

Le fornaci San Lorenzo
Approfondimento: la storia della Manifattura Chini
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Approfondimento: la storia della Manifattura Chini

Da molti anni ormai l’attività del Chini è oggetto di motivate e profonde analisi per una giusta collocazione nella cultura artistica maturata in Italia a cavallo tra ‘800 e ‘900. Non vogliamo però soffermarci qui ad approfondire la dimensione artistica della ceramica Chini fin dalle sue origini, ma piuttosto vogliamo ripercorrere le radici e i contenuti dell’attività delle Fornaci San Lorenzo. Sarà perciò questo breve scritto, quasi un viaggio nella vocazione artistica che la famiglia Chini porta avanti per decenni, in un’area genuinamente toscana ma in un’avventura importantissima per l’evolversi del gusto moderno.
Fino ad ora non è mai stata presa in esame la produzione delle Fornaci San Lorenzo quale affiora dai pezzi rimasti nel territorio del comune di Borgo San Lorenzo: la catalogazione di tali esemplari ci fa comprendere il ruolo sostenuto dalla famiglia Chini in questo territorio, lasciandovi oggetti di alta qualità artigianale.
Come è noto la presenza dei Chini nel territorio mugellano risale all’inizio del XIX secolo con Pietro Alessio, capostipite della famiglia, di professione decoratore, seguito in questa attività dalla maggior parte dei suoi discendenti. Così Chino Chini in un suo appunto del 25 luglio del 1946, mentre osserva un disegno del nonno Pietro Alessio, ricorda:" Era un autodidatta che con la sola sua passione per l’arte e volontà fattiva, considerando i tempi, era arrivato già a 26 anni (era nato nel 1800 e morto in età di anni 75) ad essere un abile e pratico Decoratore, Maestro ai figli che ben 5 (Tito mio Padre, Pio, Dario, Siro, Leto), seguirono poi in Arte il suo indirizzo e la Tecnica da Lui praticamente appresa. Il piccolo disegno indica anche l’indole di conservazione di quanto andava studiando e faceva in disegni e studi di lavori, libri che andava con intelligenza acquistando e che a noi nipoti rivelano la grande e instancabile passione che aveva di apprendere in ogni ramo di Arte fino agli ultimi anni della sua vita e che trasmise ai figli per l’Arte, ed allo Zio Lino per le ricerche storiche, ed a tutti, anche la passione alla musica! in special modo ad Elio e Siro’."
La fama della famiglia Chini rimane circoscritta alla zona mugellana fino al volgere del XIX secolo. L’episodio che darà una grande notorietà ai Chini è la fondazione a Firenze, sul finire del 1896, di una piccola manifattura di ceramiche, L’Arte della Ceramica", la cui produzione costituisce subito l’esempio di sperimentazione più saliente in Toscana e in Italia per lo sviluppo delle arti decorative. Il direttore artistico della fabbrica è Galileo Chini che recepisce con notevole prontezza i dettami della nuova estetica, già da tempo affermati in gran parte d’Europa. Così all’Esposizione di Torino del 1898 la produzione dell’Arte della Ceramica ottiene un incredibile successo imponendosi per la sua modernità. All’impresa, inizialmente costituita da Galileo Chini, Vittorio Giunti, Giovanni Montelatici e Giovanni Vannuzzi si uniscono altri componenti della famiglia Chini: Chino, Guido e Augusto. Le burrascose vicende di questa impresa, oramai molto note, indussero sia Galileo che Chino all’abbandono della fabbrica. Nel 1906 però, essi danno vita, assieme a Pietro Chini, fratello di Chino, alla manifattura ceramica Fornaci San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo, nel Mugello, terra di origine dei Chini. Nell'intestazione di questa nuova impresa, che ha sede nell'ex - tintoria Tesi, non compare il nome di Chino, che, essendo stato direttore tecnico dell'Arte della Ceramica e quindi depositario dei segreti di fabbricazione, avrebbe ereditato una serie di problemi con i soci della vecchia impresa. Galileo Chini ormai artista di grande fama, l’artefice della prima pubblicità dei prodotti delle Fornaci S. Lorenzo e durante l'Esposizione di Milano del 1906, dove presenta la sua produzione di pittore, intuisce l’importanza di far conoscere anche i manufatti della nuova fabbrica. Per l'occasione non ricorre, forse anche per motivi economici, ad una presentazione ufficiale all’interno di uno stand e, in una lettera del 23 aprile 1906 così Galileo scrive a Chino:" Caro Chino, stamane sono ripartito per Milano. Spero che tu sarai a manopolare i vasetti e che tu divida le idee mie ricevute in una lettera e cartolina che ti spedii costà. Allora siamo d’accordo! tu spedisci a me presso la Segreteria Belle Arti Esposizione Milano - Ricordati delle sigle esse sono la cosa che almeno io credo più importante di tutto. "A proposito della sigla di questa nuova fabbrica si deve dire che viene scelto come contrassegno una grata stilizzata, in ricordo del martirio di San Lorenzo, patrono del luogo, a cui si accompagna un piccolo giglio stilizzato. Nella produzione mugellana, ideata in genere da Galileo con continuità fino al 1911, vengono abbandonati gli schemi floreali di tipo naturalistico, frequenti negli esemplari dell'Arte della Ceramica, e si adottano moduli più stilizzati influenzati spesso dal gusto della Secessione Viennese: si ottengono in tal modo dei manufatti che costituiscono una anticipazione significativa del gusto Déco. Per quanto riguarda le tonalità cromatiche, scompaiono le tinte delicate tipiche degli esemplari dell'Arte della Ceramica e si affermano colori molto più decisi con grande prevalenza di blu, rosso, verde e ocra. Sono in definitiva gli stessi colori che in questo periodo Galileo usa nella sua intensa attività di affrescatore, vivacizzati anche dalla copertura a lustri metallici. Tale tecnica viene applicata ampiamente dalle Fornaci San Lorenzo, tanto da divenire un elemento caratterizzante della produzione. Si usano vari tipi di lustro: oro, argento, rubino; quest'ultimo forse quello che trova un impiego maggiore.
Per quello che riguarda i materiali invece, il grès ad avere un ruolo dominante. E' sempre il tipo di color grigio utilizzato già nel periodo dell'Arte della Ceramica, decorato in genere in blu di cobalto su fondo naturale. Anche per i pezzi in grès, come per quelli in maiolica, esiste una tipologia vastissima, caratterizzata da strutture molto lineari con soluzioni decorative imperniate su schemi dall'accentuata stilizzazione o geometrizzazione. Il repertorio decorativo è in genere costituito da esili gazzelle, da fasce di motivi geometrici oppure da palmette, mentre in genere l'impianto decorativo non interessa tutta la superficie dell'esemplare, ma viene steso solo su una sua porzione ed il fondo è quasi sempre lasciato del colore naturale. Infatti gli esemplari in grès hanno di solito una copertura trasparente a vernice salina e molto raramente vi si applica il lustro metallico.

Parallelamente all'attività ceramica, le Fornaci San Lorenzo sono impegnate anche nella produzione di vetrate, voluta soprattutto da Chino, che aveva compiuto tentativi in tale settore già da alcuni anni. Il vetro delle Fornaci San Lorenzo, che pur Si impone al secondo posto nel concorso per le vetrate della chiesa di San Paolo fuori le mura di Roma, nel 1908, risente, nonostante l'elevata qualità, di una notevole difficoltà ad affrancarsi da schemi tradizionali, secondo un andamento assai comune a tutta la produzione vetraria fiorentina.
Il primo grande successo viene raggiunto dalla produzione della fabbrica mugellana all'Esposizione Torricelliana di Faenza del 1908: anche in questa occasione la ceramica Chini Si impone allo stesso livello delle più qualificate produzioni internazionali. L'entusiasmo per il successo della fabbrica coinvolge anche gli abitanti di Borgo San Lorenzo come si può capire da un telegramma inviato ai Chini dai marchesi Teresa e Gerino Gerini, il 1° dicembre 1908: "Il loro pensiero gentile ci giunge graditissimo e mentre inviamo sentiti ringraziamenti ci congratuliamo di cuore meritati festeggiamenti loro tributati da compaesani." E’ probabile che proprio per i riconoscimenti ottenuti la marchesa Teresa Gerini incominci ad investire capitali nella manifattura dei Chini, divenendone socia. Così nel 1909, si costituisce la Società Fornaci San Lorenzo Chini & Co. Le Fornaci conoscono cosi un momento di grande notorietà già dai primi anni della loro costituzione. Dopo il successo conseguito a Faenza nel 1908 la manifattura ottiene altri importanti riconoscimenti come il Grand Prix e la medaglia d’oro sia all'Esposizione di Bruxelles del 1910 che all'Esposizione di Torino del 1911. Nel 1911 le Fornaci collaborano con l'architetto Ugo Giusti per la decorazione del Padiglione della Toscana all'Esposizione Internazionale d’Arte di Roma, realizzando le vetrate e un pavimento in grès, a motivi cosmateschi, su modello di quello del duomo di Pisa. Il 1911 è l'anno in cui Galileo Chini parte per il Siam per affrescare il Palazzo del Trono a Bangkok, lasciando cosi temporaneamente la direzione artistica della fabbrica. Galileo si impegna a far ottenere alle Fornaci San Lorenzo l'appalto per il rivestimento ceramico del Palazzo del Trono, ma La commissione però non può essere accettata dalla fabbrica mugellana a causa di una grave malattia di Chino.
La manifattura dei Chini porterà a termine però un altro impegnativo lavoro: il rivestimento in grès ceramico dello stabilimento termale "Lorenzo Berzieri" di Salsomaggiore’. Ideato da Ugo Giusti già prima dello scoppio della prima guerra mondiale, l’edificio viene ultimato nel 1923. Il ricco decoro ceramico alla cui realizzazione collaborarono anche gli scultori Guido Calori e Aristide Aloisi, riveste quasi completamente l’intero palazzo integrandosi magistralmente con la monumentale struttura architettonica tanto da far pensare che sia stato proprio il Giusti ad idearlo. Probabilmente Galileo, che in questo edificio ha affrescato le pareti dello scalone principale, ha trasmesso al Giusti influenze di quel gusto orientale assimilato durante il soggiorno in Siam tra il 1911 e il 1914. Per La manifattura si tratta di un lavoro di grande impegno tanto che si debbono ampliare i forni e l'intera struttura della fabbrica viene impiegata per La realizzazione di questa opera; viene addirittura sospesa La lavorazione al tornio per lasciare maggiore spazio allo stampaggio dei vari tipi di rivestimento delle Terme Berzieri. Per questo motivo all'Esposizione di Pesaro del 1924 le Fornaci San Lorenzo presentano una produzione interamente realizzata a stampo. Il ripristino della produzione di manufatti torniti avviene in occasione dell'Esposizione di Parigi e di Monza del 1925, con l’acquisto dei locali dell’ex - manifattura Florentia Ars, situati a Firenze in via Bernardo Tanucci. Nelle cronache di queste manifestazioni si rileva proprio come:
"La produzione del 1925 presentata quest’anno a Monza ed a Parigi accanto ai tipi divenuti ormai tradizionali segna un risorgimento notevole nella famosa fabbrica toscana che negli ultimi anni s’era appartata dalle esposizioni, occupata dalla decorazione sontuosa delle terme di Salsomaggiore. Pezzi bellissimi espone Galileo Chini specialmente nei grès e nelle maioliche a gran fuoco: il gusto della decorazione s’è mantenuto austero, con quel disegno netto, con quella colorazione sobria che conoscevamo. Ma i motivi si sono arricchiti, La tecnica s’è fatta più matura ed ardita, le vernici hanno assunto smalti ed iridi preziose"
Dopo l'Esposizione di Parigi, Galileo abbandona La direzione artistica della fabbrica, che viene assunta da Tito, figlio di Chino. Già da tempo Tito Chini collabora con la manifattura e, pur nell’influenza dell'opera di Galileo (le vetrate dell'Hotel Roma di Firenze ne sono un esempio), tenta di rinnovare il campionario tipologico delle Fornaci San Lorenzo. Interessanti sono per esempio soluzioni decorative centrate su ripartizioni geometriche dalla vivace policromia, oppure esemplari con un impianto ornamentale dalle notevoli semplificazioni formali che mostrano una certa attenzione all'opera ceramica di Gio Ponti, soprattutto nella rappresentazione della figura umana. Nella fabbrica lavorano anche altri due figli di Chino: Elio ed Augusto. Il primo essendo chimico cura soprattutto l'aspetto tecnico della produzione, mentre il secondo, scultore, si occupa soprattutto di modellazione.
Dell'attività dei figli di Chino non si ha per il momento documentazione sufficiente per ricostruirne l'opera all'interno della fabbrica. Alcune notizie si ricavano dalle cronache di vane manifestazioni, come per esempio quella di Anversa del 1930, dove Augusto realizza La decorazione con motivi di palme per il portale del Padiglione delle Colonie e Tito invece decora la cupola del Padiglione italiano progettato dall'ingegnere torinese Chevalley. Di questi lavori nulla a noi rimasto, cosi come per la maggior parte degli allestimenti di esposizioni, dal momento che alla chiusura delle manifestazioni padiglioni venivano distrutti.
Anche per i pannelli ceramici del complesso termale di Castrocaro, dovuti a Tito, sul finire degli anni Trenta non vi sono mai state particolari attenzioni e ritengo che questo lavoro, che possiamo definire l'ultima grande opera realizzata dalle Fornaci San Lorenzo, meriterebbe un approfondimento.
Lo studio qui presentato attraverso La schedatura del materiale reperito nel comune di Borgo San Lorenzo, è sicuramente un contributo significativo alla ricostruzione dell'attività delle Fornaci nel periodo tra le due guerre; periodo che ha visto un ruolo significativo dei figli di Chino Chini nella vita della fabbrica.
A parte un momento di crisi attorno al 1936, dovuto ad un rallentamento della produzione dei materiali per ornamentazione architettonica, causata dal mutare dei gusti, l'attività della fabbrica continua ininterrottamente fino al 1943, anno in cui viene bombardata. In un appunto Chino annota questo terribile avvenimento che lo colpisce dopo i due gravi lutti, della morte del figlio Elio nel 1942 e della morte della moglie Teresa, il 26 agosto del 1943:
"Il 30 Dicembre 1943 a ore 12.40. Incursione su Borgo San Lorenzo. Ha colpito La zona a nord del Paese recando molti danni a fabbricati e moltissime vittime. Per vero miracolo io, mia figlia Lina, mio figlio Augusto, mia nuora Aurelia e le sue due bambine Riccarda e Anna Rosa siamo rimasti salvi. Per la grazia ricevuta rimarremo in ogni giorno della vita, che vorrà ancora concederci, vivamente riconoscenti al Miracolo del S. S. Crocifisso di Borgo San Lorenzo. E’ rimasta offesa La casa di abitazione nel Viale IV Novembre e la Manifattura da me creata, e tutto frutto del Lavoro che Iddio mi ha permesso fare e che mi ha ora tolto. Sia fatta intera la Sua Volontà Amen. Chino Chini" .

In un altro appunto del 1944 Chino continua ad annotare gli avvenimenti successivi alla distruzione della fabbrica dopo che gran parte di ciò che si era salvato era stato trasportato nella villa Pecori Giraldi: "La sera del 29 settembre ho portato al Convento delle R. R. Madri quanto era rimasto di sopravvissuto a Villa Pecori Giraldi e vi sono rimasto anche io con P. Labardi e con vitto e alloggio. Vi è poi in seguito trasportato anche quanto è stato rimasto della Produzione di Fabbrica. Dopo questi disastrosi eventi le Fornaci San Lorenzo non riescono più a riprendere una regolare attività soprattutto per il mancato reperimento di finanziamenti. Anche gli accordi che Tito cerca di raggiungere per impiantare una fabbrica a Milano non hanno alcun esito a causa della sua morte avvenuta nel 1947. Pur cessando la sua attività, la fabbrica mugellana resta nella mente di Chino un pensiero ricorrente fino ai suoi ultimi giorni. Scrive infatti il 14 gennaio 1953: "Stanco di riordinare tante carte che dopo! anderanno al fuoco, e che ho tenuto quale memoria della mia attività, svolta con l'aiuto della Divina Provvidenza e per La Famiglia, per il mio Paese nativo e per l'Italia perché rimanga a ricordo ai miei cari nipoti.

Testo di Gilda Cefariello Grosso realizzato per il comune di Borgo San Lorenzo

 
 
 
   
 
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