Scarperia
a pieno titolo si può definire un paese dei coltelli, anzi un
paese che fin dalla sua fondazione (1306) ha costantemente manifestato
la sua vocazione per questo settore dell'attività artigiana.
Le testimonianze più antiche sono costituite dagli statuti del
1539 e del 1567, nei quali sono indicate estesamente tutte le norme alle
quali dovevano attenersi, in tutti i molteplici aspetti della loro attività
lavorativa gli artigiani di Scarperia: materiali da impiegare, rapporti
dei maestri con gli altri lavoranti, particolari limitazioni all'insegnamento
del mestiere. Dal XVI secolo le informazioni relative alle vicende dell'artigianato
di Scarperia, scarseggiano o addirittura mancano, praticamente fino alla
seconda metà dell'Ottocento quando s'incominciano a trovare cenni
sulle attività di alcune botteghe che partecipano con i loro prodotti
alle esposizioni nazionali ed internazionali: Pietro Cartacci all'esposizione
di Firenze del 1850 ed a quella di Parigi del1855 mentre anche Gustavo
Buffi rivela una costante presenza, premiato all'esposizione di Firenze
del1854, medaglia d'oro all'esposizione di Parigi del1855, partecipa all'esposizione
di Firenze del 1861 e a quella di Londra del 1862. Giuseppe Saladini e
Giovanni Tonerini inviarono i loro prodotti alla mostra di Firenze del
1861 e la ditta Tortelli a quella di Parigi del 1855.
In questo periodo l'artigianato della coltelleria di Scarperia sembra
vivere un momento di particolare fortuna ed espansione che stimola una
tentativo modernizzazione del sistema produttivo, di razionalizzazione
delle procedure di acquisizione delle materie prime e dei sistemi di distribuzione
e di vendita del prodotto finito. Risale infatti al 1874 la prima forma
di consociazione: viene fondata la "Società Cooperativa dei
Ferri Taglienti" ,tra i cui fondatori ritroviamo oltre agli artigiani
già citati (Buffi, Cartacci ) la maggior parte degli altri impegnati
nella lavorazione dei coltelli. La cooperativa che introdusse nella lavorazione
lo sfruttamento dell'energia prodotta dal vapore, non ebbe però
molta fortuna, con ogni probabilità a causa dei contrasti che immancabilmente
derivarono dal forte spirito di indipendenza e autonomia dei diversi coltellinai.
Nel 1889 si assiste ad un ulteriore tentativo di cooperazione con la
fondazione della "Società Cooperativa per la fabbricazione
dei ferri taglienti di Scarperia", che ebbe miglior fortuna,
anche perché, alla fine dell'Ottocento, il nome di Scarperia si
era notevolmente affermato ed i prodotti degli artigiani locali avevano
conquistato notevoli settori di mercato nell'Italia centromeridionale.
Il
Pagé, nella sua monumentale "Histoire de la Coutellerie",
riferendosi all'incirca al 1895 fa ammontare a 35 il numero delle botteghe
artigiane in attività e a 115 il numero complessivo dei lavoranti,
mentre un censimento di undici anni dopo, compiuto in occasione
del sesto centenario della fondazione del paese, rivela che il numero
delle botteghe era di 46, mentre il numero dei lavoranti ammontava a 221.
Ma proprio nel momento di maggior sviluppo produttivo e commerciale, sull'artigianato
dei ferri scarperiesi, si abbattevano gli effetti della legge del 1908,
limitante drasticamente la misura delle lame dei coltelli a serramanico
che potevano essere liberamente portate e che rappresentavano il prodotto
principale dell'artigianato mugellano. Le conseguenze di questa legge
furono particolarmente gravi a Scarperia, la cui produzione si era progressivamente
concentrata sulla riproposizione e nella reinterpretazione dei modelli
locali e regionali più tradizionalmente diffusi nell'Italia centromeridionale
e nelle isole, i quali, per l'eccessiva lunghezza e per la forma della
lama risultavano i più colpiti dalla nuova legge.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il complesso produttivo
di Scarperia entra decisamente in crisi, chiudono molte botteghe e
quelle residue, avendo perduto qualsiasi canale di commercializzazione
autonomo, si trovano in completa balia dei grossisti e quindi nell'impossibilità
di rinnovare la gamma produttiva e di adeguare le tecnologie ai livelli
di altri centri più evoluti. In questi anni di riframmentazione
produttiva la ditta più importante è quella di Torquato
Tonerini presente alle esposizioni di Firenze del 1923 e del 1926; si
assiste anche alla ricostruzione di una cooperativa che però ebbe
breve durata.
La produzione di Scarperia pur concentrandosi su modelli regionali,
non si limitava solo a questi modelli ma offriva una vasta gamma di coltelli
tipici e esclusivi: oltre alla bellissima zuava ed al palmerino,
divenuto quasi un simbolo della produzione scarperiese, possiamo ricordare
il coltello "alle tre pianelle", i vari mozzetti, per
terminare con i coltelli da caccia dotati di duplici estrattori. Nel 1987
si è costituito a Scarperia il "Centro di ricerca e documentazione
sull'artigianato dei ferri taglienti" che ha promosso e pubblicato
e continuerà a promuovere ricerche e studi sulla vita e il lavoro
degli artigiani coltellinai. Negli ultimi anni si è assistito a
una riqualificazione della produzione scarperiese e anche se le coltellerie
rimaste non sono molte si segnala un continuo sviluppo del settore, con
una produzione tornata di alta qualità.
Fotografia di Kee-Ho Casati
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