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Rapo del Valdarno

Rapo nostrale

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Ortiva tipica della cucina invernale, si consuma abbinata al maiale o alle preparazioni in umido dopo averla lessata.

Seminato a spaglio a luglio o a settembre dopo il grano, nei primi mesi produce broccoletti, poi le piante vengono a poco a poco diradate fino a lasciarne una ogni metro, affinché possano formare una bella infiorescenza. Nel rapo nostrale, a differenza di quello convenzionale, l’infiorescenza si sviluppa già prima dell’inverno se è stato seminato a luglio. Con la semina di settembre l’infiorescenza si forma la primavera successiva. Oltre ai broccoletti vengono utilizzate anche le foglie; le piante lasciate troppo fitte producono poco. Pianta molto rustica, non necessita di irrigazione nemmeno dopo la semina e non viene attaccata da parassiti animali. Alcuni agricoltori usano trapiantare per la riproduzione le piante più belle in una zona isolata oppure in vasi, per evitare incroci. Per l’essiccazione delle silique le piante vengono tagliate sopra il colletto e appese all’aria, capovolte, in zone ombreggiate.

Vengono utilizzate le foglie e le infiorescenze in zuppe, minestre e nelle pastasciutte; tipici sono i rapi rifatti con la salsiccia o con le pietanze in umido; l’uso è limitato al consumo familiare e a un ristretto circuito commerciale.

La produzione di rapo del Valdarno si aggira intorno ai 1500 quintali, la maggior parte dei quali viene destinata all’alimentazione del bestiame. In tutto il Pratomagno, il Casentino e la Valtiberina, le aziende che lo producono sono circa un centinaio, fra cui dieci biologiche o in conversione; ci sono poi pochi altri hobbisti.

Territorio interessato alla produzione

Valdarno aretino e fiorentino.

Produzione in atto Attiva.
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Picture by Derno Ricci

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