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Siena

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Il territorio del comune di Siena si estende per 118,71 kmq sulle alture centrali dell’altopiano toscano, fra le valli formate dal torrente Arbia e dal fiume Elsa. La città di Siena ha avuto origine probabilmente come colonia militare romana, ma la sua importanza come centro urbano data a partire dall’età longobarda; intorno al Mille risulta suddivisa nei tre nuclei originari di Castelvecchio, Castel Montone e Castello del Poggio Malavolti (e infatti era indicata con il nome plurale di Senae) che daranno in seguito origine alla ripartizione nei terzieri di Città, San Martino e Camollia. Libero comune di grande importanza nel basso Medioevo. Con le riforme leopoldine del 1777 il territorio comunale di Siena veniva suddiviso in tre distinte comunità: Siena (limitata a poco più delle mura urbane), e le due comunità suburbane di Masse di Città e Masse di San Martino; nel 1869 fu costituito il comune di Masse di Siena, formato dai comuni soppressi di Masse di Città e Masse di San Martino; nel 1876 Siena inglobò una porzione del comune delle Masse, che nel 1904 fu soppresso e il suo restante territorio aggregato definitivamente al comune di Siena.

Probabilmente abitata in età etrusca, poi civitas romana, cristianizzatasi a partire dalla fine del IV secolo e nel seguente divenuta sede vescovile, è con la dominazione longobarda che si assiste a un primo notevole sviluppo della città, quando, dal 678, risulta governata da un gastaldo regio e, a prova del suo crescente rilievo, apre una vertenza che durerà per secoli con Arezzo rivendicando più larghi confini diocesani (tendendo evidentemente a far coincidere i confini politici con quelli religiosi). Le notizie sul nucleo urbano sono in questo periodo molto scarse, ma il muro di cinta racchiudeva probabilmente il luogo della cattedrale e il centro forticato detto poi di Castelvecchio. Ai funzionari longobardi subentrarono i conti franchi nel ix secolo, ma nel periodo carolingio e post-carolingio, se la civitas continuava ad avere la sua funzione in ambito ecclesiastico non era in grado, nel campo civile, di imporsi ancora come un forte fulcro territoriale. Nelle campagne la vita economica e politica si andava dunque organizzando intorno ai castelli e al potere signorile, che tendeva a sostituirsi ai rappresentanti regi e cittadini nell’esercizio dei diritti giudiziari, militari e fiscali. Dalla fine del secolo X il potenziamento della via Francigena, principale strada di collegamento fra Roma e il nord, pose invece le premesse per un rapido sviluppo di Siena.

Lungo la Francigena, che attraversava la città, cominciarono a crescere nell’XI secolo i borghi, come quello di Camollia, gradualmente inseriti entro il circuito delle mura cittadine. Le prime notizie sull’organizzazione di Siena a comune consolare risalgono agli anni fra il 1125 e il 1130 e nel corso dello stesso secolo comincia per la città una fase di espansione (nell’ambito della quale un obiettivo di primaria importanza fu raggiunto nel 1137 con l’acquisto della metà delle miniere d’argento di Montieri), segnata dall’imposizione della propria sovranità su numerosi castelli, oppure con patti di amicizia o di alleanza; politica avversata sul territorio a nord da Firenze, con la quale si giunse allo scontro armato fra il 1141 e il 1158. Una ratifica ufficiale dei propri successi espansionistici fu da Siena cercata presso l’imperatore Federico i, al quale rimase fedele negli anni delle leghe antimperiali (approfittandone per detronizzare il vescovo dal potere temporale nel 1167); ciò costò però una ripresa delle ostilità con Firenze, da cui uscì con un nuovo accordo di pace nel 1176 che le causò la perdita della metà di Poggibonsi e una sfavorevole definizione dei confini nel Chianti. Tuttavia Siena riusciva a ottenere nuovi attestati di sovranità nel proprio territorio e andava crescendo dal punto di vista istituzionale ed economico. Nel 1181 le veniva riconosciuto il diritto di battere moneta, sintomo di un rafforzarsi degli scambi e di un intensificarsi delle operazioni commerciali. A tutto ciò faceva riscontro una crescita urbana e un forte incremento dell’immigrazione.

All’inizio del XIII secolo cominciano a emergere i contrasti per il potere: si fronteggiano la vecchia classe dirigente da un lato, cioè l’aristocrazia consolare delle famiglie comitatine o cittadine, e dall’altro il popolo delle arti, i ceti mercantili che andavano emergendo e che aspiravano alla gestione della cosa pubblica. Tutto il secolo è caratterizzato nelle vicende di politica interna dalla lotta dei popolari senesi per ridurre il potere politico dei «grandi»; lotte che comunque non compromisero affatto lo sviluppo civile ed economico di Siena, che tra l’altro nel 1240 inaugurò la propria Università. Nel 1277 la proclamazione dei cosiddetti «Statuti del Popolo», con i quali si privavano i magnati del diritto di occupare cariche nel governo comunale, sanciva la formulazione giuridica della vittoria popolare. Fedele al partito imperiale, Siena era divenuta alla metà del XIII secolo la città ghibellina più importante della Toscana interna e in coalizione con altre forze filo-sveve era riuscita nel 1260 a Montaperti a infliggere una dura sconfitta alla rivale Firenze. Dopo la battaglia di Benevento (1266) e l’ascesa al trono di Sicilia della stirpe angioina, tuttavia i guelfi toscani ripresero il predominio, segnato dalla vittoria di Colle Val d’Elsa (1269) sulle truppe senesi. Sedate le discordie fra le fazioni all’interno della città, nel 1287 prendeva il potere il governo detto dei Nove, costituito dai membri delle più cospicue famiglie popolari guelfe, destinato a durare nelle sue rigide forme oligarchiche fino al 1355. È tra Duecento e primo Trecento che Siena matura la propria trasformazione in centro mercantile e manifatturiero di grande importanza. Lo sviluppo economico è sottolineato dall’intensa attività urbanistica: una nuova cerchia di mura di largo respiro è progettata nel 1326; il palazzo pubblico, uno degli esempi più alti di gotico toscano, è costruito a partire dal 1288; l’ambizioso progetto della costruzione del Duomo Nuovo, poi interrotta, si concepisce in quegli anni; alcuni dei palazzi più significativi vengono edificati fra Due e Trecento, come il palazzo del capitano di giustizia, dei Chigi-Saracini, dei Sansedoni, dei Salimbeni, dei Tolomei. Le epidemie di peste susseguitesi nella seconda metà del Trecento, a partire dalla più grave del 1348, interruppero il fervore di queste attività. Diminuita la popolazione di quasi due terzi, mentre le campagne venivano devastate dalle scorrerie delle truppe mercenarie, Siena si trovò ad affrontare anche anni di gravi crisi granarie e di crescenti tensioni sociali. Nel 1371, quando la lotta per il potere era più che mai accanita fra i gruppi oligarchici dei popolari ricchi (i noveschi), delle nuove forze dei popolari medi (i dodicini) e delle grandi famiglie magnatizie mai definitivamente soggiogate, vi fu una delle prime sollevazioni di operai salariati nel Medioevo, la sommossa del Bruco, domata in breve tempo da una cruenta repressione.

Sul finire del Trecento, mentre l’espansione territoriale di Firenze toccava sempre più da vicino gli interessi di Siena, quest’ultima cercò protezione nell’effimera signoria di Gian Galeazzo Visconti (13991404). Costituito in seguito il governo dei Dieci, i senesi si riappacificarono con i fiorentini, fornendo aiuto nel 1410 contro il re di Napoli e traendo da questa alleanza il vantaggio notevole della riconquista di alcuni porti e della Maremma. Nel corso del XV secolo la città divenne sede arcivescovile grazie al papa senese Pio II Piccolomini. Nuovi disordini e contrasti politici turbarono la vita cittadina con ben sei mutamenti di regime politico fra il 1464 e il 1487, anno in cui Pandolfo Petrucci, capo degli esiliati noveschi, si insignori di Siena formando un governo in cui tutte le componenti politiche dovevano essere rappresentate. La sua famiglia rimase al potere fino al 1523. Nel 1530 le truppe imperiali di Carlo V occuparono la città e si ricreò un governo che era espressione degli interessi dei grandi mercanti, ma nel 1552 gli occupanti spagnoli venivano costretti con la forza ad allontanarsi, mentre Siena si alleava con la Francia e con gli esuli fiorentini antimedicei guidati da Piero Strozzi. Assediata nel 1554, la città si arrese solo l’anno seguente. La resistenza armata comunque continuò, affidata al governo in esilio a Montalcino, dove erano sfollate una quantità di famiglie senesi, fino alla definitiva resa del 1559. Siena entrava così a far parte dello Stato mediceo, con un’amministrazione autonoma retta da un governatore. In posizione subordinata rispetto alla capitale, la città attraversò con i Medici un lungo periodo di decadenza (nel 1749 la popolazione era ridotta a meno di 15.000 abitanti), dal quale si riprese parzialmente sotto i Lorena, che dettero notevole impulso all’agricoltura e al commercio. Forse per questo i senesi non parteciparono ai moti contro le riforme leopoldine, ma peraltro accettarono di buon grado anche gli occupanti francesi nel 1799, confidando nella ventata innovativa portata dall’illuminismo d’oltralpe: e in effetti qualche provvida iniziativa fu attuata, soprattutto nel campo amministrativo e in quello culturale, pur dovendo alla fine anche Siena lamentare spoliazioni nei musei e negli archivi e carichi fiscali assai onerosi.

Restaurata la dinastia lorenese, i senesi parteciparono con particolare slancio ai moti liberali del 1831 e ancor più alla mobilitazione risorgimentale del 1847-48; nel 1859 Siena fu la prima città toscana a votare l’annessione al regno d’Italia, con una maggioranza così larga da far pensare che oltre al sentimento d’italianità non fosse del tutto assente il desiderio antico di affrancarsi in qualche modo dai dominanti fiorentini. L’unità nazionale portò nuovi impulsi nell’economia e nella vita cittadina, grazie anche all’installazione della linea ferroviaria e alle più larghe opportunità di raggiungere nuovi mercati per i prodotti dell’agricoltura e dell’industria senese. Nei decenni seguenti, in particolare nel periodo tra le due guerre, si rafforzò il ruolo culturale della città con la fondazione di vari benemeriti istituti e la crescita di rilievo dell’Ateneo. Nel corso dell’ultimo conflitto Siena, che dette un valoroso contributo alla lotta partigiana e soffrì per l’occupazione e le rappresaglie, ebbe peraltro la buona sorte di mantenere pressoché intatto dalle distruzioni belliche il proprio centro cittadino e fu liberata dalle truppe alleate il 13 luglio 1944. Nel dopoguerra hanno amministrato ininterrottamente la città le forze di sinistra, che hanno disposto di un consenso elettorale particolarmente alto. Pur attraverso situazioni negative, come la crisi, inarrestabile a partire dagli anni cinquanta, dell’agricoltura mezzadrile, che aveva caratterizzato per secoli le sue campagne, e nell’ultimo ventennio una costante flessione demografica determinata da una serie di cause, Siena è oggi considerata una città modello non solo per la singolare armonia urbanistica e le bellezze architettoniche che la qualificano, ma anche per il clima sociale che si respira in questo centro urbano dalle dimensioni a misura d’uomo, capace di mantenere vive molte secolari tradizioni e permeato di una solidarietà «faziosa» che riesce a dare identità e rasserenanti certezze.

Tra gli illustri personaggi nati a Siena possono essere citati, fra gli altri, Santa Caterina (1347-1380), Papa Alessandro III (1110 ca.-1181), il beato Giovanni Colombini (13041367); gli artisti Duccio di Boninsegna (1255 ca.-1344), Simone Martini (1284-1344), Ambrogio e Pietro Lorenzetti (morti entrambi presumibilmente nel 1348), Francesco di Giorgio Martini (1439-1502); i poeti Cecco Angiolieri (1260 ca.-1310 ca.) e Bindo Bonichi (1260 ca.-1338), il novelliere Gentile Sermini (sec. xv), i teologhi riformatori Bernardino Ochino (1487-1565) e Lelio e Fausto Sozzini (1525-1562 e 1539-1604), il letterato Pietro Fortini (1500-1562), gli scrittori e commediografi Alessandro Piccolomini (1508-1578), Girolamo Gigli (1660-1722) e Iacopo Angelo Nelli (1673-1763), l’economista e statista Sallustio Bandini (1677-1760), lo scrittore Federigo Tozzi (1883-1920), lo storico Armando Sapori (1891-1976).

Siena è una città elegante grazie alle autorità che nel medioevo curarono particolarmente l'aspetto urbanistico estetico.
La Siena odierna è una delle città più vivibili d'Italia, centro di cultura e di ricerca, visitata ogni anno da migliaia di turisti, attratti dalle innumerevoli testimonianze storiche e deliziati dalla cucina Senese, che offre i leggendari "pici", una sorta di grossi spaghetti fatti a mano conditi con sughi di coniglio o di cinghiale o semplicemente all'aglio e pomodoro, piccanti; ottime scottiglie di pollo o maiale, formaggi e verdure provenienti dalla campagna circostante, che produce soprattutto vini di prestigio internazionale; infine gli oramai famosissimi dolci: i ricciarelli, il panforte e il panpepato, fatti con antiche ricette, profumati di spezie che ci riportano indietro nel tempo, alla cucina rinascimentale.

Da vedere:
Piazza del Campo
: teatro del famoso Palio, circondata da 16 palazzi e dominata dal Palazzo Pubblico, fu citata per la prima volta in un documento del 1169; la sua configurazione odierna è del 1300, quando venne rimaneggiato tutto l’assetto sia della piazza che dei palazzi che vi si affacciano. Il più importante, il Palazzo Pubblico fu ricavato dall’adattamento della Dogana nel 1284; più tardi, nel 1295 circa fu ampliato e lo stesso fu fatto nel 1327, con in più l’annessione delle carceri. Nel 1500 il salone del Gran Consiglio fu trasformato in Teatro. Alla sinistra del Palazzo Pubblico nel 1340 circa. fu appoggiata la Torre del Mangia, simbolo dell’autorità comunale, che prese il nome da colui che all’epoca vi batteva le ore. Le prime pietre poste per la sua costruzione furono scolpite con lettere ebraiche, greche e latine perché la Torre “non fusse percossa da tuono o da tempesta”
Ai piedi della Torre del Mangia si trova la Cappella di Piazza, costruita da Giovanni de Cecco su disegno di Domenico di Agostino, nel 1465 Antonio Federighi vi apportò alcune modifiche.
Il Palazzo Pubblico ospita al suo interno il Museo Civico che vanta pregevoli affreschi e tavole di famosi artisti dal 1300 al 1500.
Palazzo Marsili Libelli, costruzione quattrocentesca, ha sulla facciata lo stemma dei Piccolomini. E’ ora sede della Soprintendenza dei beni architettonici e ambientali;
Palazzo del Capitano del Popolo, del ‘200, in stile gotico, fu rimaneggiato nel 1800, è ora facoltà di Scienze economiche e bancarie;
Palazzo di San Galgano, del 1474, voluto dalla potente omonima Abbazia;
Palazzo Piccolomini, del 1470, residenza principale della potentissima famiglia, in Via Banchi di Sotto, fu disegnato da Bernardo Rossellino e ricorda le forme del Palazzo Rucellai di Firenze. Oggi Palazzo Piccolomini è sede dell’Archivio di Stato.
Il Palazzo Tolomei, nell’omonima piazza, è il più antico palazzo adibito a residenza privata, esistente già nel 1200 fu poi rifatto durante la metà dello stesso secolo.
Palazzo Salimbeni, del XIII-XIV sec., restaurato nell’ottocento è dal 1866 sede del Monte dei Paschi di Siena.
Pinacoteca Nazionale, ospitata nel gotico Palazzo Buonsignori, è formata da una cospicua collezione che comprende tutta la pittura senese. Vi sono esposti, tra gli altri, capolavori di Duccio da Buoninsegna, Ambrogio Lorenzetti, Simone Martini e Pinturicchio.
Il Duomo, la Cattedrale dell’Assunta, in stile romanico-gotico fu costruita tra il XII e il XIII secolo. Il Papa senese Alessandro III consacrò la cattedrale il 18 novembre 1179.
I lavori proseguirono fino al 1339, quando venne deciso di erigere, attigua alla precedente, una nuova costruzione, molto fastosa, atta a competere col Duomo di Firenze. Successivamente, a causa della pestilenza che aveva messo in ginocchio la città, fu abbandonato il nuovo progetto, e ripresero i lavori per il completamento della Cattedrale.
La struttura del Duomo non è perfetta in quanto il progetto iniziale ebbe numerose interruzioni e diversi addetti alla costruzione, comunque è da considerarsi tra le più belle chiese medievali d’Italia.
Il suo interno è ricco di opere d’arte eseguite da più di 40 artisti, quali il Pinturicchio, Urbano da Cortona, Antonio Federighi, Domenico Beccafumi, quest’ultimo eseguì 35 riquadri a soggetto biblico; Baldassarre Peruzzi eseguì l’altare maggiore.
Il campanile, di struttura romanica fu innalzato su una antica torre dei Bisdomini. Non si ha la data esatta della sua costruzione, è comunque indicata come successiva al 1265, anno di costruzione della cupola del Duomo.
Museo dell’Opera del Duomo, fu costituito nel 1870. Conserva molti capolavori di vari artisti, tra i quali spicca la “Maestà” di Duccio da Buoninsegna.
Santa Caterina in Fontebranda, chiesa del 1400 con l’interno ad una navata. E’ affrescata con storie della Santa. La chiesa è oratorio della Nobile contrada dell’Oca.
Santuario Cateriniano, vicino alla chiesa, ospita dipinti che ripercorrono la vita della Santa ed alcuni suoi oggetti personali.
Fonte Branda, è la più celebre delle fonti della città. Già ricordata nel 1081, è stata più volte rimaneggiata attraverso i secoli.
S. Domenico, iniziata nel 1226 e compiuta oltre due secoli dopo, è un’imponente e severa costruzione in stile gotico-cistercense. E’ dominata da un elegane campanile merlato. L’interno, a croce egizia ad una navata è ricco di dipinti riguardanti la vita di Santa Caterina.
S. Francesco, chiesa costruita nel 1326, ampliando una chiesetta preesistente, fu compiuta nella seconda metà del 1400. Nel corso dei secoli ha subito diversi restauri e rifacimenti. L’interno a croce egizia, a una navata, conserva preziosi affreschi ed altre opere d’arte di insigni artisti.

Parte storica riprodotta su autorizzazione della Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e Giuridici
Fotografia di Sandro Santioli


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