Abitanti nel 1991: 10.969
Il territorio comunale di Bibbiena si estende su un'area di 86,41
kmq nel Valdarno casentinese, dominato dai gioghi del Pratomagno e dall'Appennino
tosco-romagnolo. Antico possesso dei vescovi di Arezzo,
con decreto del 1776 divenne capoluogo di comunità e ad
esso furono aggregate dodici frazioni, fra cui Moggiona e Prataglia, in
seguito passate al comune di Poppi.
Quasi certamente di origine etrusca, Bibbiena apparteneva sin
dal X secolo ai vescovi di Arezzo. Nel 1289, dopo la battaglia
di Campaldino, fu conquistata e devastata dai fiorentini; ritornata
quindi in possesso, nel XIV secolo, del vescovo di Arezzo
Guido Tarlati, dopo la sua morte passò al fratello Pier Saccone
il quale, cedendo Arezzo ai fiorentini nel 1336, ottenne di mantenere
il dominio di Bibbiena. Centro di azioni ostili a Firenze, fu assediata
e conquistata dai fiorentini nel 1360, che ne fecero sede di podesteria
(come podestà vi andò anche a risiedere il novelliere fiorentino
Franco Sacchetti nel 1377). Nel 1440 fu occupata dai mercenari di Niccolò
Piccinino al servizio di Filippo Maria Visconti, duca di Milano e
nel 1498, divenuta quartier generale di Piero e Giuliano dei Medici, cacciati
da Firenze, fu nuovamente assediata e devastata dai fiorentini che undici
anni più tardi, nel 1509, ne smantellarono le mura e le torri.
Al ritorno della dinastia medicea Bibbiena poté comunque giovarsi
di molti privilegi concessigli da Leone X. Bibbiena ha dato
i natali al cardinale Bernardo Dovizi, abile diplomatico alla corte pontificia
di Leone X, protettore dei più celebri ingegni del suo tempo (tra
questi Raffaello) e autore, tra l'altro, della boccaccesca commedia Calandria.
Durante la seconda guerra mondiale la popolazione nel comune subì
gravi rappresaglie: nel paese di Partina, invaso dai nazisti nell'aprile
del 1944, numerosi abitanti vennero massacrati.
Da vedere:
Palazzo Comunale, palazzo cinquecentesco presso il quale correva
il perimetro delle mura.
S. Lorenzo, chiesa del 1474 con l’interno a tre navate
arricchito da pregevoli opere d’arte, tra le quali terrecotte
invetriate provenienti dalla bottega dei Della Robbia.
S. Ippolito, prepositurale fondata all’inizio del XII
sec., già cappella del castello dei Tarlati, è stata
nei secoli più volte rimaneggiata, infine riportata alle forme
tre-quattrocentesche. L’interno a croce latina, abbellito da
affreschi, conserva preziose opere d’arte. |
Parte storica riprodotta su autorizzazione della
Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e Giuridici |