Il
turista che prende il sole sdraiato sulle spiagge della Versilia e della
costa apuana, quando volge le spalle al mare, vede la bastionata delle
Alpi Apuane che chiude a nord-est in modo perentorio la visuale. Le bianche
macchie che si distinguono nettamente sulle pareti dei monti, appaiono
simili a neve ghiacciata, luccicano ai raggi solari ma inducono in errore.
Accertato che d'estate in Toscana non nevica, l'illusione ottica é
presto spiegata: Il bianco che risplende da lontano non é altro
che il marmo, estratto e portato in superficie e le gigantesche masse
di detriti che rovinano verso valle, simili a perenni nevai, sono solo
i resti dell'escavazione. I "ravaneti", simili a cascate di
ghiaccio, scendono lungo le verticali pareti sulle quali sembrano disegnati
strani zig-zag: sono le cosidette Vie di lizza. Per trasportare gli enormi
blocchi di marmo dalle dirupate pareti fino a valle, si doveva compiere
una vera e propria impresa che spesso costava la vita di alcuni lavoratori.
Con dei rudimentali carrelli di legno chiamati Lizze, legati con corde
e frenati con zeppe di legno, si facevano scendere lentamente le tonnellate
di pregiato materiale che avrebbe impreziosito le case di tutto il mondo,
oppure sarebbe servito per modellare, a suon di scalpello statue di particolare
bellezza.
Oggi il marmo viene cavato tramite tecnologie sofisticate che adoperano
fili d'acciao e macchine moderne. Solo negli ultimi anni, alcune associazioni
ambientaliste hanno sollevato il 'problema marmo' nelle Apuane in modo
che si controlli l¹attività estrattiva che, seppure utile
all'economia della zona, sta devastando in modo irreparabile montagne
dotate di peculiarità naturalistiche e paesaggistiche di grande
valore.
|