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Pentola dell'Oro propone da anni al mondo -Firenze, crocevia internazionale
di arte, cultura e turismo- le più tipiche e caratteristiche
riletture critiche della grande tradizione culinaria toscano-fiorentina,
intende fare di più in questa circostanza.
Propone al Lecter cinematografico un piatto che probabilmente stupirà
il pur "disincantato" dottore per la sua straordinaria
assonanza con le sue fantasie culinarie (un po' orribiline!)
Appartiene a quel folclore popolare con radici negli antichi rituali
sacrificali, dagli aspetti cruenti, crudeli e spietati, la cui gagliardia
rimasta e parte integrante dell'essere toscani.
Pellegrino Artusi nell'ottocento lo definì così: "
piatto gustoso
ma
da non presentare ad estranei".
Questa pietanza non ha mai urtato la fantasia popolare, che da secoli
l'ha associato al fatto "cannibalesco" nell'immaginario
collettivo toscano (la vicenda del Conte Ugolino e dell'Arcivescovo
Ruggeri raccontata da Dante nella Divina Commedia), tant'è
che, specie nel territorio pisano, compare con il nome di questi
personaggi nei menù di alcune trattorie.
Ingredienti per 4 persone:
4 testicciole d'agnello già predisposte per la cottura (perfettamente
mondate da pelliccia e peli, tagliate a metà per il lungo
e, 4 di esse con l'occhio cavato - queste operazioni è opportuno
farle fare ad un macellaio);
un trito molto fino di 4-5 spicchi di aglio, un ciuffetto di foglie
di prezzemolo, le foglie di 5-6 rametti di maggiorana, le foglie
di 2-3 rametti di menta;
un bicchiere di vin santo secco;
½ litro di brodo di carne delicato, aromatizzato con un mazzetto
di prezzemolo e timo;
400 gr di pomodori ben maturi - un cucchiaio di concentrato di pomodoro
- 40 gr di burro - 5-6 cucchiai di olio di oliva extravergine toscano
- sale e pepe
Acquistare le testicciole da un macellaio che possa garantire essere
di agnellini di latte delle razze toscane, che avranno un sapore
delicato ed un aroma gradevolmente "ovino", nient'affatto
di stalla.
Due ore prima di iniziare la cottura, mettere tutte le 8 mezze testicciole,
con la parte tagliata in alto, a bagno in un recipiente adatto,
ricoperte a pelo e con un filo d'acqua a scorrere. Ciò per
purgare il sapore da certa impurità delle ossa tagliate ed
eliminare ogni traccia di sangue.
Al tempo debito prendere una teglia e con il burro e l'olio mettere
il trito d'aglio e aromi a rosolare dolcemente, fuoco medio-basso,
rigirando continuamente per 4-5 minuti.
Scolare dall'acqua e asciugare bene le mezze testicciole, quindi
prendendole con cura affinché cervello e lingua non abbiano
a fuoriuscire dalle loro sedi naturali, infarinarle leggermente,
salarle e peparle un po' da tutte e due le parti, posarle sul trito
rosolato dalla parte sana (cioè quella con l'occhio), farle
rosolare pian piano scrostando via via il fondo e bagnando varie
volte con il brodo aromatico, affinché il tutto non asciughi
troppo, per 15 minuti. Poi, sempre facendo attenzione a non disperdere
cervellini e lingue, rigirarle sull'altra parte e, con le stesse
modalità, farle cuocere ancora 15 minuti.
Trascorsi che siano, togliere tutte le testicciole, ben sgocciolate,
dalla teglia e metterle da parte in caldo. Nel fondo di cottura
rimasto, aggiungere il vin santo ed un romaiolo di brodo, rialzare
la fiamma e raschiare e scrostare completamente il fondo e le pareti
della teglia e, rigirando continuamente, far evaporare il vino e
restringere il sughetto per 4-5 minuti.
Togliere dal fuoco e versare il sughetto in un frullatore, aggiungere
i pomodori ed il concentrato, frullare bene e omogeneizzare il tutto,
quindi versare il composto di nuovo nella teglia.
Riprendere le testicciole, accomodarle ben allineate e posate sulla
parte convessa (quella dell'occhio) sopra questo composto, aggiustare
il fuoco per un bollore appena accennato, coprire, lasciar crogiolare
20-25 minuti con il consiglio di scuotere spesso la teglia per evitare
che il tutto si attacchi (aggiungere altro brodo se si dovesse asciugare
troppo).
Cotte che siano, assaggiare ed aggiustare di sale, spengere il fuoco,
prendere 4 piatti caldissimi, predisporre rapidamente il servizio
in tavola, affinché si possa ricreare il patos congeniale
ad una cenetta intima alla Lecter-Starling e
Krendker, nel
modo seguente: in ogni piatto mettere 3-4 cucchiai di salsa sul
fondo, poi adagiarvi la mezza testicciola (quella con l'occhio cavato),
posata sulla parte convessa (per cui con il cervellino in bella
vista nel cranio diviso a metà), poi l'altra metà
rovesciata, a combaciare per il lungo con il cranio con la parte
inferiore dall'altra affinché l'occhio dell'agnello (Krendler)
dia l'impressione di guardarsi il cranio scoperchiato.
Pepare abbondantemente, portare subito in tavola con il contorno
di insalatina di crescione e valeriana, condite con olio e limone.
Accompagnare con il vino bianco prediletto da Starling: Borgogna
ben freddo.
Per restare in carattere con i personaggi del libro, bisognerebbe
mangiare solo il cervello, estratto direttamente dal cranio, ma
sarebbe un peccato, uno spreco imperdonabile. Perché, come
avverte l'Artusi, la parte più saporosa è quella che
si trova intorno all'occhio!
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